Ritorno da un weekend italiano, per i quarant’anni di una cara amica, un po’ funestato da un’ora di coda al Gottardo, così da ricordare che il tunnel infernale va tassativamente percorso in orari notturni, specialmente in caso di primavera anticipata.
Ormai mediamente devastati da quelle cinque ore di viaggio, un tramonto memorabile alleggerisce l’umore faticoso, pur se, quasi miracolosamente, mio figlio sembra non risentire affatto dell’immobilità forzata nel seggiolino e continua tranquillamente a giocare con le sue cose, cinguettando senza tregua nelle orecchie dei genitori.
La luce del sole che, scendendo al di là delle montagne, illumina le acque del lago è uno di quegli spettacoli che non renderanno mai se catturati da una fotografia, neppure comunque pensabile dai finestrini di un’auto in movimento.
“Patato, guarda che tramonto bellissimo! Guarda che meraviglia! Questi sono i regali di Dio” esclama mio marito in un attimo di lucidità dopo ore di imprecazione stradale.
“Sì, ma i regali di Babbo Natale sono più belli. Perché si possono toccare, questo no!”
“Ma come?!?! Questo non si tocca, ma si può vedere e, soprattutto, non si rompe, non si perde e nessuno potrà mai portartelo via!”
“No, no, no. I regali di Babbo Natale sono più belli, si toccano. Questo no!”
Ecco.